una rosa d'oro

 

La storia e... le piccole storie

 

 


L' ETA' VITTORIANA

 

 

L’incoronazione della Regina Vittoria

 

GLI ALBORI DEL REGNO 


Durante i primi anni di regno della giovane Regina Vittoria non fu subito evidente che qualcosa stesse cambiando negli usi e nei costumi britannici e dei popoli strettamente collegati con la Gran Bretagna e ad essa soggetti.



Fu molto tempo dopo, quando la nuova mentalità si era a poco a poco diffusa ed era già divenuta consuetudine, che ci si rese conto di come ormai la vita sociale pubblica e privata degli anglosassoni fosse cambiata e del fatto che ciò, che poco prima era solo considerato un vezzo o un capriccio immotivato, ora era divenuto obbligatorio e indispensabile.



Per spiegarci meglio, diremo che il comportamento di uomini e donne, in società, doveva attenersi a delle regole precise che mutavano secondo le circostanze.

Forse potrebbe sorprendere lo scoprire che molte di quelle usanze si diffusero ben presto in tutto il mondo occidentale e nella parte anglofona del Nuovo Mondo.

Ma più ancora meraviglierà rendersi conto che certi dettami dei comportamenti sociali di quel tempo perdurano ancor ora, nell’era contemporanea, anche nella nostra vita quotidiana e tardano a scomparire.


Ecco qualche esempio: una coppia di marito e moglie, invitati a pranzo, non debbono mai sedere vicini, usanza che oggi si osserva anche se si va al ristorante con gli amici;l’uomo che

 



Jennie Augusta Brownscombe- Love’s Young Dream-1887
National Museum of Womens in the Arts-Texas



accompagna una signora starà sempre alla sua sinistra dandole la destra; a tavola, il signore siederà dopo la signora di cui è cavaliere; il tovagliolo non deve essere spiegato e appuntato al collo, ma appoggiato sulle ginocchia; il pane non si taglia mai col coltello ma si spezza con le mani; il tovagliolo deve sempre essere usato prima di bere e dopo aver bevuto; le signore che si recano in visita terranno i guanti sin che si siano sedute, gli uomini dovranno toglierli prima.

La vita così era scandita da mille obblighi creati dalla stessa società del tempo: si rischiava il buon nome e la reputazione se non si stava al gioco e se non se ne osservavano le regole.


Ogni occasione richiedeva una liturgia, un cerimoniale, che andava sotto il nome di “etichetta”. Attraverso la capacità di interpretare lo spirito dell’epoca trovandosi a far le cose “giuste” nel momento ”giusto” un individuo era giudicato un “gentleman” o no, cosa che lo avrebbe escluso dal partecipare alla vita della comunità di cui faceva parte.


Dietro a questi mutamenti comportamentali c’era tuttavia una precisa volontà di influenzare la società, di formarla in maniera decisa assegnando a ciascuno un suo ruolo e al ruolo le caratteristiche distintive che avrebbero a loro volta determinato il posto che ogni individuo avrebbe occupato nel tessuto sociale del Regno Unito.



Il motore di una tale rivoluzione nei costumi era la Regina Vittoria e tutti coloro che a vario titolo le stavano intorno collaborarono con efficienza a costruire una mentalità che informò di sé tutta l’epoca durante la quale Vittoria regnò.


Ben presto i modi e le usanze inglesi affascinarono l’Europa e passarono l’Atlantico, si allargarono sino all’India e all’Australia,ovunque l’Inghilterra avesse una qualche influenza.




LA REGINA VICTORIA



Il 24 maggio 1819 nasceva a Londra , a Palazzo Kensington, una piccola duchessa, figlia primogenita di Edward Duca di Kent fratello del Re e della Principessa Victoria di Sassonia-Coburgo.
Le fu imposto lo stesso nome della madre, che poi era il nome di nonne e antenate della neonata.





Victoria all’età di 14 anni

Poiché il Re William IV suo zio paterno non aveva avuto figli, alla morte di lui, nel 1837, la giovane Victoria, il cui padre era già defunto, a soli 18 anni dovette salire al trono ed essere incoronata Regina. La giovanissima sovrana aveva avuto un’educazione molto rigorosa, era cresciuta in solitudine e aveva la sfortuna di avere una madre che non voleva rinunciare ad influenzarla e a comandare attraverso lei.


La Principessa Victoria di Sassonia –Coburgo, madre della Regina



Victoria però, rivelando una grande abilità, assistita da Lord Melbourne, un Primo Ministro che le fu sempre fedele e che le rimase accanto nei primi e più difficili anni del suo regno, riuscì a sottrarsi all’influenza della madre e imparò a governare il suo Paese, con magnanimità e lungimiranza, servendosi anche dei consigli di Leopoldo Re del Belgio, suo zio prediletto, a cui si rivolse sempre per chiederne l’illuminato parere.

 


Leopoldo re del Belgio

 




NOVITA’ IN POLITICA 

Molto intelligentemente, la giovane Regina comprese che il futuro della Monarchia in Gran Bretagna e nei suoi possedimenti sarebbe stato più tranquillo se, anziché esercitare una forma di potere assoluto, i sovrani inglesi avessero riservato a sé la funzione di guardiani del Regno, di protettori del popolo, di paladini e garanti della legge, lasciando l’amministrazione della cosa pubblica e la politica in mano alla Camera dei Lords e alla Camera dei Comuni.

Così nel 1832 sottoscrisse un “Reform Act”, col quale trasferiva alle Camere i poteri che per secoli durante la monarchia assoluta erano stati del re e si riservò la funzione di supervisore degli affari dello Stato.




LE NOZZE



La Regina però aveva anche il dovere di dare un futuro sovrano al suo popolo e a se stessa un erede: perciò Victoria volle sposarsi. Dopo aver esaminato diversi pretendenti, scelse come consorte un cugino, il Principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, del quale si innamorò e che amò appassionatamente sino alla di lui morte.

Victoria ebbe nove figli, quattro maschi e cinque femmine. Non faceva nulla senza l’approvazione del marito che la consigliava e la sosteneva, mantenendo una visione conservatrice della vita.

Il Principe Alberto sostituì, nella via dell’augusta consorte, anche la figura di Lord Melbourne che si era ritirato dalla politica. 


 



Il Principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha 
Consorte della Regina Victoria



Egli era un uomo austero e, da buon tedesco, era stato educato secondo severi canoni di vita che portò inevitabilmente nell’ambito della Corte. Victoria invece era desiderosa di grandi mutamenti, per sé e per il suo paese.

La rivoluzione industriale, le scoperte scientifiche e tecnologiche che crescevano e si realizzavano sempre più frequentemente, aprivano nuove prospettive e la pur giovane Regina sentiva che l’Inghilterra non poteva restare fuori da quei cambiamenti epocali senza rischiare di perdere una grande occasione e un ruolo di protagonista che aveva sempre preteso di svolgere.

 


John Callcott Horsley – La Regina Victoria e alcuni dei suoi figli-
The Forbes Magazine Collection-New York

 





IL FUTURO DEL REGNO 

Il Regno Unito aveva grandi possibilità economiche: la risorsa ineguagliabile delle colonie che fornivano ogni sorta di materia prima, mercati pronti ad acquistare i prodotti dell’Inghilterra, una marina mercantile che da sempre solcava con ardimento i mari più sconosciuti.

Victoria cominciò con l’abbellire Londra: era giusto che la capitale di un così vasto regno lo esaltasse con la bellezza dei suoi monumenti. Fece costruire il Big Ben, il Tower Bridge, il Crystal Palace per l’Esposizione Universale e lo splendido Castello di Windsor.


 



Esposizione Universale del 1851-The Crystal Palace


Era anche attratta dalle invenzioni avveniristiche: disegnò il primo sottomarino e chiese alle maestranze che costruivano le celebri navi della Marina Britannica di realizzarne un prototipo.

Comprese l’importanza dello sport nella vita dell’uomo: promosse la pratica del football, del tennis, del rugby,che diventarono gli sports nazionali.

Amante del progresso, Victoria mostrò di apprezzare quanto di nuovo nasceva e si diffondeva non solo in Inghilterra ma anche nel mondo.

A ciò si aggiunga che qualsiasi cosa la Regina volesse o facesse,tanta era la sua popolarità,che tutti volevano subito imitarla e seguirne l’esempio.

 




LE BAMBOLE DELLA REGINA



Famoso è il caso delle sue bambole. Già fin dal XVII secolo le bambole erano state non soltanto il giocattolo preferito dalle fanciulle, ma anche un piacevole passatempo per le ricchissime signore della nobiltà e dell’alta borghesia,particolarmente in Olanda, dove pure era nato il piacere di far costruire piccole “Case di bambola”, vere e proprie miniature di bellissime case piene di ogni tipo di suppellettili, altrettanto miniaturizzate.

 



Stanza da letto di una “Casa di bambola”



Le dame dell’epoca le avevano collezionate determinando una richiesta che aveva fatto sì che molti artigiani e commercianti ne costruissero anche in serie,vendendole a prezzi inferiori e consentendo a chiunque di acquistarle.

Agli inizi dell’Ottocento,quando Victoria era ancora una bambina,essa incominciò a collezionare bellissime bambole e riuscì ad averne 132, tutte particolarissime, alle quali lei stessa, sua madre, la sua istitutrice Baronessa Lehzen cucirono per diletto dei meravigliosi piccoli abiti .

Ovviamente, le bambole avevano un gran numero di “doll’s houses”, anch’esse arredate con gusto squisito, con suppellettili in miniatura ritirate dalla Germania, luogo di elezione per la produzione di tutto ciò che riguardava l’argomento, e da dove venivano pure molte delle bambole reali.

 


Bambola con volto e mani in porcellana
-Manifattura francese-1878

 




Mobili,servizi da tavola in porcellana e in vetro,posateria quadri, tappeti e tendaggi, tutto riproduceva fedelmente le vere case in forma miniaturizzata. Tutto ciò fu di contagioso esempio per le fanciulle non solo inglesi,ma di tutto il mondo occidentale e la moda si estese agli Stati Uniti d’America, in cui le usanze inglesi erano molto apprezzate.

Oggi si possono ammirare rari esempi di “doll’s houses” in qualche museo in Inghilterra, in Germania, in Olanda. Ma pochi immaginerebbero quale impulso ad un simile genere di passatempo abbia dato la Regina Victoria.

La quale, peraltro, aveva una personalità talvolta contraddittoria, a causa anche dell’influsso del severo coniuge. Infatti, amava avere intorno a sé nelle case di sua proprietà che di volta in volta l’accoglievano, ora in città, ora in campagna, un tipo di arredamento piuttosto eclettico, una sorta di mescolanza di stili, che si rifletteva anche negli abiti, nei gioielli, nelle acconciature.

Nei palazzi , nelle ville, nei castelli e nelle grandi case di campagna c’era un misto di mobili e di arredi di gusto tardo-rinascimentale, unito ad una certa predilezione per il barocco e non privo di una certa simpatia per tutto ciò che veniva dall’Estremo Oriente e specialmente dal Giappone.

Il tutto ulteriormente abbellito da tendaggi, tappeti, grandi tavoli rotondi sempre apparecchiati con candide tovaglie ricamate a mano e lunghe sino al pavimento che i francesi chiamavano “tables habillées”, pronti per servire il tè a tutte le ore del giorno.

 



Interno di una casa in stile vittoriano 


IL TE’ DELLE CINQUE 




Prendere il tè era vietato alla Principessa Vittoria quando era giovane: la sua istitutrice si rifiutava di farle bere la bevanda in tutti i momenti della giornata come era uso in Inghilterra.
Si dice che, quando fu incoronata Regina nel 1837, una delle prime cose che ordinò fu “una tazza di tè”.

Il tè era arrivato in Gran Bretagna nel XVI secolo dalla Cina, e, come merce da esportazione, era tassato costosamente.

Ciò consentiva solo agli aristocratici e ai ricchi di poterne fare un largo uso.

Nel 1717 Thomas Twining cambiò la destinazione di un locale pubblico di sua proprietà riservato alla vendita e alla degustazione del caffè (“coffee house”) per farne un luogo dove si poteva andare a bere un buon tè.

Ma mentre una vera signora non avrebbe messo mai piede in una ‘coffee house, destinata agli uomini, tutte le dame invece si precipitarono a frequentare il nuovo “tea room”.

 

Jean Jacques J. Tissot
- Un tè in veranda- 1873-Londra

 



Presto le signore più in vista cominciarono ad usare il tè tutto il giorno e ad invitare gli amici e le amiche ad andare a prendere il tè a casa loro.

Pare che il primo ricevimento per prendere il tè sia stato organizzato da Anna, settima duchessa di Bedford, la quale invitò gli amici a venire a bere il tè con lei dalle 4 alle 5 del pomeriggio e serviva in quelle occasioni, insieme alla bevanda, dei sandwiches, piccoli pasticcini e dolci vari.


Si era in piena età vittoriana. Anche la Regina volle dire la sua sull’argomento: il tè in Inghilterra si consumava dalla mattina sino a notte, ma se lo si doveva servire in un ricevimento, si doveva farlo alle cinque del pomeriggio, che doveva essere anche l’ora delle visite.


“Five ‘o clock tea” : e divenne una sorta di legge sociale per tutti, poiché intanto il prezzo del tè era diminuito e potevano acquistarlo persone di tutte le categorie sociali.

Accompagnato da pane col burro,da piccole paste –‘muffins’ e ‘scones’- e, cosa che arrivò a dividere in due categorie ben distinte le persone, con il latte versato nella tazza prima o dopo il tè.

Chi voleva poteva mettervi del succo o una fetta di limone: ma il vero gentleman non prende mai tè al limone.



TENDENZE CONTRASTANTI



Durante l’epoca vittoriana, come poi fu detta quando era già trascorsa, si diffuse anche, parallelamente all’interesse per tutto ciò che era creato dalle macchine e fatto in serie, un contrario desiderio di tornare indietro nel tempo, al lavoro manuale, alle manifatture artigianali e casalinghe, alla tendenza- quasi una mania- di creare oggetti decorati con ogni specie di tecniche purchè realizzati a mano, a tal punto che anche l’industria si sforzò, per rendere più appetibili i suoi prodotti, di dar loro l’apparenza di creazioni fatte a mano una per una.



Similmente, nell’arredamento, si notavano tendenze contrastanti, che denotavano da un canto la ricerca del lusso e il compiacimento di circondarsi di oggetti rari e preziosi, che, come i cammei in gioielleria, si rifacevano al passato, e, dall’altro, l’uso moderno di colori sfumati, come il grigio, il verde, il rosa e il beige, con risultati di grande raffinatezza.

 

Edmund Blair-Leighton-The Accolade-1901




La pittura proponeva, dal canto suo, esempi tratti dalla letteratura medievale, e perciò i pittori vennero detti “pre-raffaelliti”: era un mondo magico e fantastico quello che si rispecchiava nella pittura di autori come Dante G.Rossetti, John W.Watherhouse, Edmund Blair-Leighton e tanti altri che influenzarono con le loro immagini gli stili dell’architettura, della scultura e della letteratura, affascinati dal Romanticismo che pervase di sé tutto il secolo XIX.



UN CONSORTE COLTO E SEVERO



In realtà Victoria, in questa ricerca del passato da vivificare e da riportare a nuova vita, all’inizio del matrimonio non dimostrava molto interesse per la cultura.

Al contrario, il giovane marito rimpiangeva il “milieu” intellettuale di cui si si era circondato quando viveva nella sua patria, la Germania.

Come si è detto, non apprezzava lo sport, che invece era per i nobili inglesi più che un passatempo una scelta di vita, l’unica degna di un gentleman.

 



John W.Watherhouse-La Famiglia reale con cinque dei nove figli -1857

Gli inglesi non lo amavano allorché era andato a nozze con Victoria: fu solo col passar del tempo che riconobbero in lui le buone qualità che gli facevano onore, ovvero il buon senso, la discrezione e il senso del dovere che non mancò mai di esercitare.

Lo stesso Parlamento gli attribuì il titolo di “Principe Consorte” molto tempo dopo le nozze e nel 1840 sancì con un decreto che qualora la Regina fosse stata impedita o fosse mancata prima della maggiore età del suo successore, il Principe Consorte sarebbe stato nominato Reggente a tutti gli effetti, senza bisogno di un Consiglio per controllarlo.


Gli anni che seguirono videro affermarsi sempre di più l’influenza del Principe Alberto sulla Regina, mentre alcune delle figure che le erano state accanto influenzandola o aiutandola, prima furono sostituite, poi scomparvero del tutto.

 



J. Winterhalter-Victoria a 24 anni-1843-Londra



Fu il caso di Lord Melbourne, sostituito da Peel al governo, che poi invecchiò e morì, e della Baronessa Lehzen, una figura complessa, che aveva dominato Vittoria sin da quando essa era una fanciulla e che fu allontanata dalla corte perché Alberto comprese che essa si poneva d’autorità come intermediaria di qualsiasi rapporto personale della Regina.

Così la Lehzen fu rimandata in Germania, suo paese d’origine, e, sebbene la Regina le scrivesse prima settimanalmente, poi ogni quindici giorni, essa la rivide una sola volta, quando si recò in visita ufficiale nel Paese del suo regale consorte.




UNA REGINA E LA SUA EPOCA



Victoria amava viaggiare: ebbe l’opportunità di intrattenere dei rapporti amichevoli con Luigi Filippo, Imperatore di Francia,  e la sua consorte, l’Imperatrice Amalia.

I reali inglesi si recarono in Francia per una visita che sembrò loro straordinaria per le accoglienze del popolo e dei regnanti, che, a loro volta, restituirono la visita in Inghilterra.


La Regina intanto mostrava di gradire l’eleganza e le novità che arrivavano dalla Francia e non solo, mentre le donne inglesi copiavano,nei limiti delle loro possibilità, le nuove abitudini che la Sovrana andava introducendo.

 



Winterhalter-Victoria e Alberto ricevono l’omaggio di un notabile africano.
Castello di Windsor-1860



Ogni ora del giorno esigeva un abito diverso, un’acconciatura differente: d’estate, abiti di seta bianca con maniche a sbuffo, d’inverno cappotti neri con mantelle, cappellini e manicotti.



Col passar degli anni le mode cambiavano: abiti con maniche ‘a pagoda’ capelli lisci ‘alla cinese’, mantiglie, mantelle di foggie varie importate da tutto il mondo, come “camails”, “crispins”, “cardinals”, “redowass” , che erano i nomi di complementi dell’abbigliamento di paesi lontani ma ora conosciuti per merito del progresso.

Altre novità le inventava la moda,che volgeva lo sguardo,come la Sovrana, verso l’Oriente: “pellegrine” di sete cangianti, “foulards Pekinet” e “gros de Sidon”, “Chine de Syr”, “cachemire Alvandar”.


Di pomeriggio le signore,dopo aver reso visita dalle 3 in poi alle amiche e alle dame più importanti della comunità cittadina, ciascuna delle quali aveva un suo giorno della settimana dedicato al ricevimento –nei rimanenti si recava ella stessa dalle altre signore e amiche-andavano a spasso in carrozza su delle leggere vetture, che vennero dette “victorias” dal nome della Regina, la quale amava servirsene per le sue passeggiate pomeridiane.

 





Il tardo pomeriggio e la sera si prestavano ad altri piacevoli passatempi,quali potevano essere la musica e il canto.

Victoria, che da principio non era particolarmente affascinata dalle arti,influenzata dal marito cominciò a dilettarsi di invitare a palazzo musicisti famosi, come Mendelssohn, ed ella stessa prendeva parte ai concerti col Principe Alberto, cantando arie d’opere famose come il “Flauto Magico” di Mozart.

Come ebbe a dire Mr. Uwins, un pittore che ebbe l’incarico di affrescare un padiglione di Palazzo Bukchingham, il Principe e la Regina “erano d’esempio al loro secolo”.




“Stil life”


In occasione della costruzione di una casa nell’isola di Wight fortemente voluta dalla Regina per ritirarvisi lontana dagli obblighi burocratici che purtroppo rendevano pesante a lei e al consorte la vita cittadina di Londra, il Principe Alberto disegnò casa, giardino e tutta una serie pressoché infinita di oggetti.

Erano piatti, vasi, teiere su cui erano impresse scene di vita familiare e la coppia reale fece a gara a disegnare delle acqueforti. Si fecero litografie di ritratti dei componenti la famiglia che furono incorniciate e andarono ad abbellire le stanze della nuova casa.

 



Il Fiume Dee e i suoi dintorni-Dipinto della Regina Vittoria-1857


Oggetti un po’ strani ma che ebbero molta fortuna tra i sudditi che ne acquistarono le copie,furono anche delle sedie ricavate da blocchi di carbone prodotto dalle miniere inglesi e poltrone realizzate con le corna dei cervi uccisi durante la caccia nelle foreste di Balmoral.

Sarebbe impossibile enumerare tutti gli oggetti o le mode che si succedettero durante i 65 anni di regno della Regina Victoria.

Basta dire che l’influsso dei gusti dell’epoca e dello “styl life” che andò diffondendosi anche negli anni successivi alla scomparsa della Sovrana inglese, per certi aspetti è ancora presente nella società contemporanea e affiora di tanto in tanto, caratterizzando tutto ciò che è inglese e rendendolo assolutamente originale e inimitabile nonostante siano passati circa due secoli.

 



James J.J.Tissot –Ricevimento e concerto-Londra,1870




L’IMPERO BRITANNICO



Dal punto di vista commerciale, industriale e produttivo in genere durante il XIX secolo l’Inghilterra era al colmo della fioritura.

Si può ben dire che non c’era continente ove essa non avesse possedimenti, interessi, colonie, protettorati, dal Canada ai Carabi,dall’Africa all’Australia, mentre continuava l’espansione nei territori ancora inesplorati dal mondo occidentale dove si introduceva dando ufficialmente motivazioni di ordine strategico, di aiuto alle popolazioni primitive e di sostegno filantropico.

Ciò avveniva col suggerimento e l’influsso di un famoso uomo politico inglese, Disraeli, il quale, divenuto Primo Ministro del Regno, riuscì, con la colonizzazione dell’India, ad acquisire un territorio tanto vasto da giustificare l’incoronazione di Victoria quale Imperatrice nel 1876.

Era il trionfo delle teorie razziste e paternalistiche, che, in certo senso, derivavano da una distorta interpretazione dell’evoluzionismo darwiniano.

La conseguenza di questa visione di comodo tratta dalle affermazioni scientifiche di Darwin era che l’Impero britannico veniva presentato non come un’istituzione i cui vantaggi erano tutti dell’Inghilterra, ma come un beneficio per i popoli primitivi assoggettati, perché essi, incapaci di autogovernarsi, venivano assistiti e guidati –nonché convertiti alla fede cristiana- da un’Inghilterra che appariva tutta votata al salvataggio materiale e morale dei popoli conquistati.

Tuttavia questa visione delle cose non fu universalmente accettata dai popoli colonizzati o governati dall’Inghilterra e nacquero per questo motivo diversi focolai nazionalisti nei territori impropriamente acquisiti, mentre l’India si ribellava apertamente e sanguinosamente alla dominazione straniera.





ANNI TRISTI



Nel 1861 moriva Alberto, il Principe Consorte.

Victoria si chiudeva in un dolore sordo ad ogni tentativo di consolazione e tutta la sua vita fu, per circa dieci anni, un continuo rievocare i momenti trascorsi con l’amato sposo.

Unico conforto era la devozione di un vecchio servitore, John Brown, che le restava vicino e la faceva sentire protetta come ai tempi in cui Alberto era vivo.

Egli era uno scozzese che aveva servito fedelmente il Principe Consorte, e che dalla di lui morte restò sempre accanto alla Regina.

 



Holmann Hunt- John Brown holding Queen’s horse at Osborne-1865



Ciò diede adito a chiacchiere all’interno e fuori la Corte, ma Victoria non se ne diede pensiero: la fedeltà di quell’uomo rude e premuroso, facile a commuoversi e addirittura a sciogliersi in lacrime per ogni notizia triste o per ogni attenzione che Sua Maestà poteva usargli, le dava la certezza di avere accanto a sé una persona autentica ed onesta, cosa non facile a guadagnare per i potenti.


Le novità e le gioie della famiglia non coinvolgevano la Regina Victoria: viveva in un mondo parallelo fatto di tristezza e di ricordi, e la gioia altrui la precipitava in un dolore maggiore per il fatto che ad essa paragonava la sua disperazione e perché agli eventi gioiosi come nozze,fidanzamenti e nascite il suo caro sposo non poteva essere più presente.


La sua partecipazione alla vita pubblica si fece più rara, e la sua popolarità subì un duro colpo da cui si riprese solo parzialmente quando furono celebrati prima i suoi 50 anni di regno, poi i 60.



Intanto, anche senza partecipare alla vita pubblica, Victoria inconsapevolmente continuava ad essere un modello di vita.

Le vedove ora si comportavano come lei, indossavano abiti neri e veli di merletto, persino i gioielli venivano messi da parte e sostituiti con giaietto, onice e smalto nero.


Il lutto non veniva ignorato nemmeno in circostanze familiari in cui, come per un matrimonio dei figli, prima si soleva tralasciare almeno per la cerimonia religiosa.

Anche in un’occasione triste, come quella della sua vedovanza, Victoria aveva proposto il suo punto di vista che era stato accettato dalla società sia nel suo Paese che all’estero. 

 



La casa di Osborne, disegnata in stile italiano dal Principe Alberto




UNA REPUBBLICA INGLESE ?



Intanto in Francia si sperimentava la “Comune”: qualche eco ne giunse anche in Inghilterra. Un membro della Camera, sir Charles Dilke, durante un discorso ebbe a dire che sarebbe stato giusto instaurare in Inghilterra la Repubblica.

Ciò accadeva anche sotto le pressioni delle recenti richieste di denaro che la famiglia Reale aveva fatto al Parlamento in favore dei figli della Regina con proposte di aumentare gli appannaggi dei principi o di erogare somme straordinarie per i matrimoni delle principesse.



La Regina si dolse con il Primo Ministro del tempo, Lord Gladstone, per non essere stato abbastanza duro nel rintuzzare Lord Dilke, ma ormai il danno era fatto: l’idea repubblicana rischiava di prendere piede anche in Inghilterra.

La sorte, però, aveva deciso diversamente. 

Una grave malattia del Principe ereditario, rischiando di fargli fare la morte del padre Principe Alberto, ricondusse l’attenzione dei sudditi sull’importanza che la monarchia aveva per gli inglesi.


Quando il principe fortunatamente superò il malanno, il popolo partecipò alla festa di ringraziamento per la sua guarigione e si strinse intorno a Victoria e ai suoi figli per rinnovarle la sua fiducia.


Del resto la Regina , nonostante non avesse molto partecipato alle funzioni pubbliche, tuttavia non aveva mai cessato di interessarsi alle sorti della nazione e a quelle dell’Europa, esortando più volte diversi paesi europei, tra cui la Germania,il cui imperatore era suo nipote, ad evitare le conflagrazioni e le guerre.



VICTORIA E LE DONNE



La sua tendenza ad anticipare i tempi e a realizzare la modernità non fu però così lungimirante per quanto riguardava la condizione della donna in società.

La Regina Victoria, infatti, non nascondeva la sua avversione per le suffragette, per le donne in pantaloni che già, a partire dall’America, cominciavano ad invadere l’Europa occidentale.

In questo era stranamente d’accordo col suo Primo Ministro del tempo, quel Lord Gladstone con cui per tutto il resto non era affatto della stessa opinione.


Tuttavia riconobbe i meriti di donne eccezionali, come quelli di Florence Nightingale, che diede inizio all’assistenza sanitaria negli ospedali di guerra e civili e a cui si deve l’istituzione della prima scuola per infermiere.

Alla Nightingale la Regina, nel 1883, conferì la Croce Rossa Reale in riconoscimento del lavoro da lei svolto. 

 



Florence Nightingale


Ma la condizione delle donne andava cambiando ugualmente e trovava sempre maggiori consensi allorquando si parlava di emancipazione, autonomia, diritti nel mondo pubblico e privato.



IL RITORNO ALLA NORMALITA’



Ormai Victoria regnava su una quantità incredibile di gente e di razze: per il suo giubileo, celebrato per i 50 anni di regno, i festeggiamenti furono organizzati in tutte le colonie e in tutti i protettorati del Regno.

Anche l’India celebrò la sua Imperatrice tra fuochi d’artificio splendidi e mai visti.

A poco a poco Victoria, circondata dai figli e dai nipoti,riprese a compiere qualche viaggio e a gustare i piaceri della vita.

Visitò Firenze, in Italia, poi passò dall’Austria e infine andò in Germania.

Lì rese visita alla figlia che ne era l’Imperatrice, il cui marito morì poco dopo, lasciando sul trono il giovane figlio, Guglielmo di Prussia, nipote di Victoria.

 



La Regina Vittoria nel giorno del 50° anno di regno



Infatti ormai la vecchia Regina, Imperatrice lei stessa, a causa dei matrimoni di figli e nipoti era nonna di un Imperatore, quello di Germania, e di un’Imperatrice, quella di Russia.

La cosa strana- ma non troppo- era che per motivi politici essi non andavano d’accordo, e che agli interessi familiari anteponevano sempre, con ragione, quelli dello Stato che essi rappresentavano.

Come non tutti sanno, Victoria scrisse, pubblicandoli, diversi libri sugli avvenimenti della sua esistenza, e tra essi i più famosi furono “Le Lettere” e “Il Diario”, da cui si può ricostruire moltissimo della lunga vita di una Regina straordinaria.


La quale concluse la sua esistenza terrena nell’inverno del 1901, agli albori del nuovo secolo, di cui aveva anticipato molti aspetti.

Concludeva la sua lunga esistenza vissuta in pienezza e con una gamma incredibile di esperienze, da cui non erano stati esclusi la gioia e il dolore, l’amore e l’ansia, lasciando di sé una traccia imperitura, il che non sempre tocca persino ai potenti.



Bibliografia



-Lettere della Regina Vittoria, a cura di A.C.Benson-John Murray ed.

-Diario della Regina Vittoria, “ “ “ “ -John Murray ed.

-E.Rodi- G.Laurenti- Alberto,un principe consorte- Mondadori ed.

-Edith Sitwell –La Regina Vittoria –Ed. Longanesi & C.




Da Internet


www.victorianstation.com e siti correlati

www.trendenze.it

www.libreriaartiemestieri.com

freespace.virgin.net



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